Le ultime testimonianze dei cacciatori-raccoglitori del Circeo: i nuovi scavi al Riparo Blanc
La Pianura pontina e il promontorio del Circeo sono tra i luoghi più importanti per la conoscenza della Preistoria italiana. Le ricerche nell'area sono iniziate quasi un secolo fa grazie all'attività dello studioso Alberto Carlo Blanc, e hanno portato ad una significativa serie di scoperte sugli insediamenti umani del Pleistocene. Sia
Homo neanderthalensis, infatti, che
Homo sapiens hanno frequentato per centinaia o decine di migliaia di anni le grotte e i siti all'aperto della zona, lasciando manufatti in pietra e osso e resti di pasto.
Le testimonianze degli ultimi cacciatori-raccoglitori del Circeo sono state individuate al Riparo Blanc, un sito scoperto da Marcello Zei nel 1959. Si tratta di un deposito archeologico mesolitico risalente all'Olocene antico, ovvero a ca. 9.500 anni fa (C14 cal. 1 sigma). Il riparo è posto ai piedi di una falesia in località Cava d'Alabastro, a circa 20 m sull'attuale livello del mare. Gli scavi effettuati da Luigi Cardini e Mariella Taschini negli anni '60 rivelarono come i gruppi mesolitici, millenni prima dell'introduzione dell'agricoltura, avessero una dieta ricca e varia. Oltre alla caccia a varie specie di mammiferi, sfruttavano in maniera sistematica e specializzata un gran numero di prodotti marini, come molluschi, granchi e pesci, che potevano reperire lungo il litorale. Durante gli scavi, infatti, furono rinvenute decine di migliaia di conchiglie: si trattava principalmente degli scarti di numerosi pasti a base di "frutti di mare". Altri tipi di conchiglie, invece, erano raccolte per farne ornamenti, particolarmente la specie Columbella rustica. Veniva forata e poi utilizzata anche in siti lontani dal mare, con ritrovamenti fino in Svizzera.
Nel 2016, a più di 50 anni di distanza dai primi scavi, il Dipartimento di Scienze dell'Antichità della Sapienza (Prof.ssa M. Mussi), in collaborazione con la Soprintendenza e grazie anche alla disponibilità dei discendenti di Alberto Carlo Blanc, proprietari del terreno, ha ripreso le ricerche sul sito, avviando una prima fase di pulizia e documentazione. Lungo il deposito archeologico ancora presente sono stati individuati sei livelli stratigrafici, quattro dei quali riferibili al Mesolitico. Dal 2017, la Sapienza ha ottenuto la concessione ministeriale per le indagini archeologiche sul sito ed ha avviato delle campagne di scavo, che si sono svolte nel mese di settembre. Lo scavo archeologico ha riguardato un saggio stratigrafico di 2mq, finalizzato all'esplorazione completa dei livelli preistorici. I primi risultati sono promettenti e stanno arricchendo le nostre conoscenze sul comportamento e sulle capacità tecnologiche di questi nostri antenati, contribuendo anche a chiarire molti aspetti relativi alla formazione del deposito durante la Preistoria.
Ad esempio, sono state individuate delle lenti con una forte concentrazione di reperti, verosimilmente interpretabili come testimonianze di reiterati episodi di frequentazione del riparo. In questi accumuli ricorre l'associazione di malacofauna, industria litica, resti faunistici e conchiglie ornamentali, ad indicare una forte specializzazione dei gruppi umani mesolitici. I reperti sono inoltre frammisti a sedimento con carboni, e ciò suggerisce che sul sito fossero presenti vari focolari.
Con il prosieguo dell'attività nel 2019, si continuerà l'indagine dei livelli inferiori del riparo, col fine di acquisire ulteriori dati sulla parte più antica della sequenza.
(Flavio Altamura, archeologo PhD - Università di Roma Sapienza)